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Vent'anni dopo si girerà il seguito del film di Steno, scritto e diretto da Franco Amurri. Con Proietti e Laganà risale la FEBBRE DA CAVALLO

di LEONARDO JATTARELLI ROMA - Abitanti del ”mondo equino” unitevi. Torna a salire la febbre, la Febbre da cavallo, virus della risata che da oltre vent’anni contagia gli amanti di un film dai meccanismi comici perfetti, firmato all’epoca dal grande Steno. A maggio a Roma inizieranno le riprese di un ”seguito” nuovo di zecca. Sottotilo, La mandrakata. La notizia da oggi galopperà tra gli ippodronmi di tutt’Italia, tra decine di ristoranti e pub intitolati alla pellicola ”cult”, in mezzo a migliaia di fan dei tre cavalli pazzi, King, Soldatino e D’Artagnan e degli scommettitori folli, il Mandrake appunto, Gigi Proietti-Fioretti Bruno e Er Pomata, Enrico Montesano-Pellicci Armando. «Non credevo di farcela e invece è andato tutto per il verso giusto. Febbre da cavallo 2 è in partenza e c’è voluto coraggio, perchè il paragone col primo film sarà di quelli che non perdonano». Parla così Adriano Ariè, che con la sua ”Solaris” sigla la produzione della pellicola che sarà scritta e diretta da Franco Amurri (Da grande, Il ragazzo del pony Express)e interpretata ancora una volta da Gigi Proietti con la partecipazione straordinaria di Enrico Montesano: «E in futuro i due ”big” si scambieranno il ruolo per il terzo film della serie, sottotitolo Il ritorno del Pomata. L’operazione è scattata grazie ai diritti che ci sono stati concessi dalla moglie dell’allora produttore del film, Infascelli e da uno degli sceneggiatori, Enrico Vanzina che nel ’76 s’inventò gli strambi personaggi di ”Febbre”». Non un remake dunque, ma il seguito ideale delle funamboliche, sgangherate, appassionate e divertenti ”zingarate” degli amici per la pelle, truffatori bonari in nome del dio cavallo che s’industriavano come potevano per guadagnare «la diecimila lire» da giocarsi ad Agnano o a Capanelle, imbrogliando tutti, dal macellaio sotto casa alla candida moglie del Mandrake, propietaria di un bar. Proietti se la ride: «Stasera (ieri sera, n.d.r.) mi hanno tempestato di telefonate per sapere cosa farò in questo film. Ragazzi, è davvero una febbre, io il Mandrake me l’ero pure dimenticato! A dire la verità dopo l’avvocato e il maresciallo sono contento di rivestirmi da appassionato di cavalli. E poi la gente me lo chiede da anni. Un giorno - racconta l’attore - un ragazzo mi ha regalato la sua tessera del fan-club ”Febbre da cavallo”: era la numero 4160, roba da matti». «I personaggi rimarranno gli stessi, lo giuro - sottolinea il regista Amurri - perchè il primo obiettivo era proprio quello di non deludere gli spettatori ”febbricitanti”. E così vedremo ancora Marina Confalone, ”Tornado, il vento che uccide”, zitella dall’alito battericida, come non mancherà il figlio, ormai cresciuto, del rude macellaio Manzotin, interpretato da Rodolfo Laganà, il vero antagonista di Proietti. E ancora, la nuova moglie del Mandrake: per questo ruolo - spiega Amurri - sono candidate Nancy Brilli e Sabrina Ferilli, vedremo. Tra gli altri protagonisti, Maurizio Mattioli, Piero Natoli nei panni del trainer di una scuderia, le ”maschere” storiche come Er Ventresca, Belli capelli e Er Roscio oltre a una serie di giovani attori tutti bravissimi». Grandi sorprese e colpi di scena a ripetizione nella nuova puntata: «Partiamo dai cavalli: saranno due e non più tre come nel primo film. I loro nomi non sono frutto della fantasia perchè stavolta si tratta di due veri campioni delle corse. Il mondo degli ippodromi? Ci sarà tutto, ma non si parlerà più di trotto, bensì di galoppo. Le musiche? Ho pensato di mantenere la stessa colonna sonora, una specie di divertente tormentone ritmato e riarrangiato che allora scrisse il maestro Vince Tempera». E arriviamo alla cosidetta ”mandrakata”. Cosa combineranno i nostri eroi?: «Non posso svelare nulla, altrimenti che divertinmento sarebbe? Dico soltanto che avremo a che fare con una trovata degna della Stangata, un raggiro portentoso del quale rimarrà vittima il figlio di Manzotin che adesso ha fatto i soldi, è diventato un industriale della carne». La prima volta che ha visto il film di Steno è rimasto a bocca aperta: «E’ un concentrato inesauribile di battute e di situazioni comiche, ha una struttura perfetta e poi, come dire, ti trascina nel suo mondo, diventi uno che, come dice Proietti nel film ”impiccia, imbroja, more, risorge e rimore solo pe’ pote’ di’ ho vinto, stavolta v’ho fregato a tutti”. Insomma, l’anima dei personaggi sta proprio nella loro assoluta amoralità». E alla fine, Steno insegna, tutti verranno assolti «per assoluta infermità mentale».





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