La Mandrakata, sale la febbre da cavallo. I Vanzina: «Rivive una comicità sparita
di LEONARDO JATTARELLI
(Da
Il Messaggero del 24 ottobre 2002)
ROMA - Abitanti del “mondo equino" unitevi. Torna a salire la febbre,
la Febbre da cavallo, virus della
risata che da venticinque anni contagia gli amanti di un film dai
meccanismi comici perfetti, quella pellicola firmata da Steno nel ’76 ormai
diventata un "cult". La tentazione di girarne un "sequel" era grande, ma finora nessuno aveva avuto
il coraggio di ritentare la fortuna al botteghino andando a scomodare un’icona del cinema comico italiano. Fortunatamente,
dopo vari ripensamenti, a imbarcarsi nell’avventura sono stati proprio i degni eredi di
Steno, i figli Carlo ed Enrico Vanzina con La Mandrakata, in uscita il 31 ottobre grazie ad una
produzione della Solaris, della International Video in collaborazione nientemeno che
con una major come la
Warner Bros.. E
il miracolo è riuscito. Perchè le migliaia di fan del Mandrake
e del Pomata, al secolo Gigi Proietti ed Enrico Montesano, non si sentiranno “traditi“. Perchè, come
dice lo stesso sceneggiatore Enrico Vanzina: «La
Mandrakata non è un Febbre da cavallo vent’anni dopo, ma una sorta di prolungamento del primo
film con molti, inevitabili rimandi alla pellicola di mio padre. Ed è un esempio di comicità popolare che non esiste quasi
più». Perchè l’atmosfera, i simboli, la Roma monumentale ma familiare che facevano da sfondo alle avventure dei truffatori bonari
in nome del dio cavallo di Steno sono gli stessi, così come l’ambiente
degli sgangherati, appassionati frequentatori degli ippodromi. E identica è
la musica, quel motivetto anch’esso
"cult" ritmato su note aspirate e parapapaparapà
ideata nel ’76 da Vince Tempera.
Nuove avventure e nuovo cast, al di là dei due
eroi Mandrake e Pomata: con Nancy
Brilli, Rodolfo Laganà, Carlo Buccirosso,
Andrea Ascolese, Emanuela Grimalda. «La richiesta
popolare è stata talmente alta in questi ultimi anni - spiega Enrico Vanzina - che ci siamo convinti a girare un seguito
ideale di Febbre, riuscendo a mettere da parte problemi psicologici
e sentimentali. Abbiamo cercato di costruire un film semplice,
comico, pensando in ogni momento a come l’avrebbe commentato Steno.
E soprattutto un film onesto, come è sempre stato
mio padre al quale la pellicola è dedicata». Non ci sono più er Roscio, er Ventresca e neanche Manzotin,
il rude macellaio al cui posto adesso troviamo il
figlio tontolone, è vero. Veniamo a sapere dal Pomata che è morta anche la mitica nonnetta che si fumava la cicca del nipote e l’aiutava
a evitare i creditori, mentre è viva e vegeta la sorella, soprannominata
"tornado, il vento che uccide" per via del suo alito
pestilenziale. E i cavalli? King,
Soldatino e D’Artagnan sono
solo un ricordo: adesso è la volta di Pendolino e Pokemon,
Brigantello e Come va, va.
Ma i rimandi sono continui come innumerevoli le nuove "maschere":
su tutte il Cozzaro nero e Micione.
La storia? Non volendo svelare le nuove invenzioni di Fioretti Bruno, detto
er Mandrake, che comunque continua con successo a sfoderare il suo
sorriso magico, vi diciamo soltanto che, tra le tante mandrakate,
assisterete ad uno scambio di cavalli tra un noto brocco e un campionissimo
di Tor di Valle. «Il perchè di un successo come
quello di Febbre da cavallo? Non saprei. Si tratta - dice Proietti divertito - di una esplosione postuma che ha
stupito davverto tutti. A me per strada
continuano a chiamarmi Mandrake e so che esistono
anche tanti fan club del film ed è stato coniato
il termine "febbristi"». Montesano conferma: «In migliaia hanno comprato la
videocassetta di Febbre nelle edicole. L’iterazione, invece di
logorare il prodotto, ne ha decretato il grande
successo». Sul possibile terzo atto che sancirebbe la "trilogia
equina" del cinema, Carlo Vanzina per ora
non si sbottona: «Il sequel ormai è un fenomeno mondiale ma per scaramanzia non dico nulla». Emozione
nel ritrovarsi "febbricitanti" dopo 25 anni? «Ho visto la Mandrakata in una saletta con pochi amici - confessa Proietti - perchè stare in mezzo al pubblico mi
avrebbe fatto sentire male, troppa ansia» e Montesano
aggiunge: «Io il film non l’ho proprio visto. L’impatto sarà
tremendo, speriamo bene».